Cuore e Vanitas, un’indebita dicotomia
1 Giugno 2017Vanitas in… fotografia
21 Giugno 2017Serata con gli autori Laura Bosio e Bruno Nacci, 28 giugno 2017, ore 20.45
Cuore e Vanitas, Amore e Morte, Eros e Thanatos sono i temi della mostra in corso in Galleria Baroni, che emergono fortemente in un romanzo di recente pubblicazione da Guanda: “Per seguire la mia stella”, scritto a quattro mani da Laura Bosio e Bruno Nacci. Protagonista una poetessa del Rinascimento, Chiara Matraini, la cui lunghissima vita (nasce nel 1515 e muore nel 1604) abbraccia quasi un secolo, il Cinquecento, caratterizzato da cambiamenti socio-culturali ed economico-politico radicali: la questione luterana, la Riforma e la Controriforma, l’Inquisizione e le persecuzioni degli eretici, i fermenti dei teologi più critici come Erasmo da Rotterdam e, sul versante economico, l’allargamento delle nuove rotte commerciali con le grandi esplorazioni iniziate nel Quattrocento, l’affermazione sempre maggiore della borghesia legata al commercio, infine la nascita della finanza in termini moderni, determinante nei giochi di potere politico. Grandi fermenti, dunque, che percorrono l’intero romanzo, e che coinvolgono anche Lucca, città natale della protagonista, che vi trascorre l’infanzia, la vita coniugale e parte della vita dopo la precoce morte del non amato marito. Questa la cornice della vicenda di Chiara Matraini, la cui umanità è indagata e narrata nei suoi vissuti di bambina e sorella, donna e amante, madre, letterata e poetessa,appassionata di arte e di musica, osservatrice e interprete del suo tempo, , per un quadro a tutto tondo di una figura femminile ben lontana da regole e convenzioni, nel coraggio di “seguire la propria stella”. Una poetessa controcorrente anche rispetto alle altre poetesse dell’epoca, perché Chiara non rientra nelle categorie femminili alle quali allora era concesso un riconoscimento letterario: non è né nobile, come Vittoria Colonna, né cortigiana, come Gaspara Stampa. Chiara Matraini è borghese, figlia di ricchi mercanti di stoffe, però caduti in disgrazia nei tumultuosi mutamenti sociali che segnano la vita politica di Lucca.
La vicenda di Chiara Matraini, tra storia e invenzione, è segnata in modo particolare dall’apparente ossimoro che anima la mostra di Galleria Baroni, Amore (cuore) e Morte (vanitas): a partire dall’infanzia, con l’amore smisurato per il fratello Luiso, morto incarcerato in una torre e ricordato da Chiara lungo l’intero romanzo, per continuare con l’amante – il “sole” delle sue rime – ucciso per una congiura misteriosa, e poi il figlio Federigo, già perso da bambino quando le viene sottratto dalla famiglia del marito e poi morto precocemente. A queste figure principali si aggiungono altri “amori”, che la longeva Chiara è destinata a perdere, come il fedele servitore Juan e l’amico-editore Busdraghi… la vita di Chiara è costellata dall’alternarsi di fine e inizio, in una trasformazione continua. Chiara si adegua, si adatta, reagisce alla Vita e si rinnova, fino alla sua stessa fine. Del legame tra i temi della mostra e il romanzo parleranno gli stessi autori, Laura Bosio e Bruno Nacci, introdotti e presentati da Sergio Baroni: mercoledì 28 giugno 2017, ore 20.45.
Appoggiò i gomiti sul tavolo e si prese la testa tra le mani. Trattenne il respiro, era spaventata. Avrebbe trovato le parole per dire al figlio, e a quel suo precettore, l’allegria, la bellezza e l’innocenza di quelle serate? Sarebbe riuscita a riflettere con loro sul bene e sul male, questi concetti così duri e così impalpabili, non secondo le convinzioni, che erano fatte per l’utilità di pochi, ma secondo un sentimento dell’esistenza più profondo e più vario? a spiegare che lei tentava di vivere nel corpo e nello spirito, che è il lato inquietante della carne e non viceversa? E che insieme a quegli amici, letterati e artisti non troppo ortodossi imparava, apriva la mente, e si ribellava al cinismo di chi aveva distrutto la sua famiglia costringendola a una vita da reclusa? Una vita falsa. Che giorni l’aspettavano? Quali punizioni per essere una donna diversa dalle donne del suo mondo e della maggior parte degli altri mondi? Per protesta, e per difesa, si era indurita, era diventata egoista, e aveva fatto soffrire suo figlio. L’avrebbe perdonata, avrebbe capito quello che a volte sfuggiva anche a lei? Forse per reazioni, scrisse sul quaderno l’inizio di una poesia che la riportava a quel giorno luminoso sul fiume.
Mentre l’aura celeste i grati odori
spargea dal suo bel lauro eletto, intorno
alle rive del Serchio, e’l mondo adorno
rendea di sue bellezze alme e d’onori..Come potesse proseguire, l’avrebbe detto la vita.
(“Per seguire la mia stella”, pag. 145)
Laura Bosio esordisce con il romanzo “I dimenticati”, pubblicato nel 1993, che ha ricevuto il Premio Bagutta nella sezione Opera Prima. Ha poi pubblicato: “Annunciazione” (1997; nuova edizione 2008 – Premio Moravia), “Le ali ai piedi” (2002), “Teresina. Storie di un’anima” (2004), “Le stagioni dell’acqua” (2007 – finalista Premio Strega), “Le notti sembravano di Luna” (2011), “D’amore e di ragione” (2012). E’ coautrice della sceneggiatura del film “Le acrobate” di Silvio Soldini.
Bruno Nacci ha tradotto classici della letteratura francese da Chamfort a Nerval, a Pascal, di cui ha curato, tra l’altro, i “Pensieri” (1994). Su Pascal ha scritto una biografia: “La quarta vigilia. Gli ultimi anni di Blaise Pascal” (2014). Presso Archinto è uscito il racconto di un fatto di cronaca: “L’assassinio della Signora di Praslin” (2000). Con Laura Bosio ha raccolto un secolo di testimonianze sul carattere degli italiani in “Da un’altra Italia” (2014).
Laura Bosio, Bruno Nacci, “Per seguire la mia stella”, Ugo Guanda Editore, 2017 Milano