Antonio Bertoni
9 Giugno 2022ANTICA CUCINA EMILIANO-ROMAGNOLA
7 Ottobre 2022Anonimo toscano del 19° secolo, Interno conventuale, legno laccato, cm 38 circa x 47 x 32,5
Si tratta di un modello in miniatura che riproduce fedelmente l’interno di un convento, molto probabilmente di clausura. La parte centrale riproduce la cella di una suora appartenente all’ordine dei Domenicani, forse della madre superiora impersonata dalla religiosa che pare attendere in uno dei locali laterali la fine delle pulizie domestiche eseguite da una suora di lignaggio meno altolocato. L’interesse di questo modellino non è infatti solo di ordine estetico, esso è una testimonianza sociale-religiosa che ci riporta ai tempi in cui i matrimoni venivano decisi non dai diretti interessati, bensì dalle loro famiglie. Se la dote e la “cassa di corredo” erano importanti (e il sangue aveva quarti di nobiltà a sufficienza), le giovani donne vedevano aprirsi davanti a sé la strada di un’unione con un esponente dell’aristocrazia locale o internazionale; in presenza di doti più moderate, erano le porte dei conventi che si aprivano, introducendo quindi la divisione in ceti sociali anche in quel tipo di ambienti.
Nel locale centrale vediamo un grande letto che sembrerebbe recare i segni dell’autoflagellazione nelle macchie scure di cui è costellato. A ulteriore conferma di questa tesi, la presenza alla parete di un flagello, nonché di uno strumento non meglio identificato sulla sedia impagliata a lato del letto e di un lungo bastone appoggiato alla parete dirimpetto, che potrebbero servire pure essi alla mortificazione della carne. Che tutto si svolga in un’ottica di profonda devozione cristiana, è confermato dalla ripetuta presenza di crocefissi, uno dei quali alla parete e l’altro appoggiato sul letto. Si notano inoltre elementi d’uso quotidiano quali una lucerna e un secchiello per l’acqua santa.
A ridosso della parete centrale è invece presente uno scrittoio con cassetto, sul cui piano di scrittura sono collocati una clessidra, un libro sacro per le orazioni della badessa – la cella è dotata anche di inginocchiatoio – oltre alla penna, al calamaio e al barattolino con il nerofumo per fare l’inchiostro. Le incisioni raffigurano la Natività, Gesù che impartisce la comunione agli apostoli e la Madonna del Sacro Cuore, culto che sarebbe divenuto internazionale nel 19° secolo con le apparizioni mariane a Catherine Labouré in rue du Bac, a Parigi.
L’ambiente laterale destro è caratterizzato da un bel pavimento a scacchiera che imita il marmo o la pietra sulla quale si aggira un gatto, mentre su un ripiano è collocato un portacandele. Caratterizzante l’ambiente sul lato sinistro è invece un’incisione colorata raffigurante il martirio di San Sebastiano, alla cui base sono posti candelabri e un vaso di fiori. Anche qui la scena è movimentata dalla presenza di un gatto. Nel medesimo locale si trova un grande braciere, sui cui carboni si scaldano una brocca d’acqua e un bricco per bevande calde. L’unica concessione ai piaceri mondani di questa scena totalmente proiettata verso la contemplazione metafisica, preziosa per ricostruire la vita in un monastero dell’Italia centrale ottocentesca.