Annunciazione, una narrazione “ad arte”
31 Gennaio 2018Il Fuorisalone di Galleria Baroni
6 Aprile 2018La sera del 21 marzo scorso Elena Pontiggia, storica e critica d’arte, docente di storia dell’arte contemporanea all’Accademia di Brera, è intervenuta al terzo e ultimo incontro relativo alla mostra “Iconografia dell’Annunciazione”, in corso alla Galleria Baroni fino al 15 aprile. Tema dell’intervento è stato “Annunciazione: rappresentazioni e simboli nella storia dell’arte“, per il quale la docente ha scelto oltre una decina di raffigurazioni famose ed emblematiche, dal III secolo al Novecento. Riportiamo alcune delle opere selezionate, con brevi note a fianco. Per la relazione di Elena Pontiggia si rimanda ai video della serata: “Conferenza Annunciazione: rappresentazioni e simboli (2)”;”Conferenza Annunciazione: rappresentazioni e simboli (3)“.
1. L’Annunciazione tra i santi Ansano e Margherita, dipinto a tempera e oro su tavola di Simone Martini e Lippo Memmi, firmata e datata 1333, Uffizi di Firenze.
Trittico straordinario di Simone Martini, in cui il tema dell’annunciazione è il tema della paura, che viene interpretato come la paura dell’uomo di fronte al sovrannaturale. Una paura espressa non tanto dalla mimica del volto, quanto dalla linea del manto, come ci fa notare Elena Pontiggia, un manto che si stringe, aderendo al corpo della Vergine mentre ella si ritrae. Un particolare curioso: l’angelo, al posto del giglio, reca un ramo d’ulivo, mentre il giglio, attributo della Madonna, è sullo sfondo. Il giglio, infatti, è anche simbolo di Firenze e i senesi non potevano accettare che l’angelo portasse il simbolo dell’odiata città rivale. Il giglio viene quindi posto discretamente sullo sfondo,.
2. Beato Angelico (Vicchio, 1395 circa – Roma, 1455), Annunciazione di San Marco, Firenze.
Un’altra memorabile Annunciazione, scelta per la conferenza, è quella di Beato Angelico che si trova a San Marco, in Firenze. Rappresenta una Madonna umile, ma non impaurita, che guarda con serenità e dignità l’irruzione improvvisa dell’angelo. I due si inchinano l’uno verso l’altro con un movimento speculare, così come speculare è la posizione delle mani, incrociate sul petto. Gli archi a tutto sesto sono di impianto già rinascimentale, con la M di Maria iscritta nel doppio arco frontale. I capitelli delle colonne richiamano la Biblioteca di San Marco, edificio che in quegli anni Michelozzo stava costruendo per Cosimo de’ Medici. Essi sono quindi un omaggio dell’artista all’amico e al tempo stesso contengono un significato teologico profondo: la Madonna è madre del Verbo e il Verbo si conserva nelle biblioteche. La biblioteca accoglie i libri, come Maria accoglie il Verbo nel suo grembo.
3. Annunciazione, dipinto a olio e tempera su tavola, attribuito a Leonardo da Vinci (Anchiano, 15 aprile 1452 – Amboise, 2 maggio 1519), databile tra il 1472 e il 1475 circa, Galleria degli Uffizi, Firenze
Indimenticabile anche l’Annunciazione di Leonardo da Vinci, che raffigura la Madonna in un esterno, un giardino che simboleggia l’hortus conclusus: il giardino sigillato che allude alla Verginità, ma che è anche simbolo dell’uomo che va verso la natura, vuole viverla e osservarla. Si noti il meraviglioso sarcofago che riprende quello scolpito da Andrea Verrocchio; un altro rimando artistico e intellettuale, come spesso avveniva tra maestri. L’angelo inginocchiato è appena giunto, le ali sembrano ancora vibranti. La Madonna non è impaurita e lo guarda con grandissima serenità e tranquillità, un atteggiamento tipico del periodo umanista, l’uomo acquista dignità di fronte all’angelo.
4. Lorenzo Lotto, Annunciazione (Venezia, 1480 – Loreto, 1556/1557) , dipinto a olio su tela databile al 1534 circa, Museo civico Villa Colloredo Mels a Recanati.
Con Lorenzo Lotto riemerge la dimensione della paura, come paura dell’inconoscibile. Lotto rappresenta un angelo piuttosto maldestro, con una corporatura e una gestualità poco armoniose. Egli arriva all’improvviso, facendo spaventare il gatto, così come la Madonna, che mostra la sua sorpresa per questa irruzione e si rivolge verso il pubblico, rendendolo partecipe. Sullo sfondo, alcuni simboli – la candela spenta e la clessidra – alludono alla morte e al tempo che passa, richiamando la conversione, perché il Tempo che è vicino.
5. Caravaggio (Milano, 29 settembre 1571 – Porto Ercole, 18 luglio 1610), Annunciazione, 1609 circa, Musée des Beaux-Arts di Nancy.
Drammatica la rappresentazione di Caravaggio. Siamo all’inizio del Seicento: una Madonna in ginocchio e piegata, con lo sguardo basso, viene raggiunta dall’angelo, che rimane sospeso sopra di lei, dopo aver fatto irruzione nell’intimità della sua casa. Al posto dei libri sacri, un cesto con i panni. E’ una Madonna che porta su di se tutto il peso della carne, dell’umanità, e che sembra oppressa da questa consapevolezza.
6. Arturo Martini (Treviso, 11 agosto 1889 – Milano, 22 marzo 1947), Annunciazione, Museo del Novecento, Milano.
Nel 1933 Arturo Martini realizza questa enorme Annunciazione, alta più di 3 metri, mettendo in scena una delle “interpretazioni più commoventi e innovative”. L’iconografia dell’Annunciazione prevede l’incontro tra la Madonna e l’angelo, posti in genere uno di fronte all’altro o in relazioni spaziali diverse, ma sempre raffigurati come due entità distinte. Elena Pontiggia ci fa notare che Martini invece rappresenta i due soggetti come un tutt’uno: immagina che dal cielo precipiti un ragazzino che si rovescia sul corpo della Madonna, rimanendovi avvinghiato con la testa in giù. I due corpi creano una forma a spirale che coglie il momento esatto della caduta, mentre il ragazzo-angelo tocca con la mano il ventre della Vergine, a indicare la concezione. Le figure di annunciante e annunciata si fondono e la Madonna diventa protagonista della scena, in un unico blocco scolpito nella pietra serena.