Toscanini alla Galleria Baroni
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29 Aprile 2021Sono partite questa mattina dalla Galleria Baroni di via Madonnina 17 le due opere prestate dal prof. Sergio Baroni alla prestigiosa mostra “Dante. La visione dell’arte”, in programma ai Musei San Domenico di Forlì dal 1 aprile all’11 luglio 2021.
Si tratta del busto di Tullo Golfarelli raffigurante Caco, un diavolo dell’Inferno di Dante, e del “Ritratto di sei poeti toscani” proveniente dalla bottega del Vasari, in cui sono raffigurati i poeti toscani Guido Cavalcanti, Guido D’Arezzo, Petrarca, Cino da Pistoia, Dante Alighieri e Boccaccio.
Tullo Golfarelli realizzò il busto di Caco nei primi del Novecento su indicazione dell’amico e collega Giovanni Pascoli. Entrambi insegnavano presso l’università di Bologna, dove Pascoli era rettore. Golfarelli invece era professore di scultura. L’incontro di Golfarelli con Pascoli fu l’occasione per entrambi di alimentare la reciproca passione per l’opera di Dante, di cui Pascoli era un profondo conoscitore. Fu proprio Pascoli a sciogliere molti enigmi riguardanti alcuni passi della Divina Commedia. Golfarelli, ascoltando attentamente le riflessioni dell’amico Pascoli, eseguì il busto in terracotta a patina bronzo “leggendo la Divinia Commedia”, come inciso sulla parte retrostante sinistra. Sulla destra compare invece la firma Tullo Golfarelli. Il busto misura 50 cm di altezza, 56 di larghezza e 40 di profondità.
Golfarelli nacque a Cesena nel 1852 e morì a Bologna nel 1928. Figlio di un orafo, apprese la tecnica dell’incisione e della lavorazione dei metalli nella bottega paterna. Dopo essersi trasferito a Roma nel 1878 per approfondire l’arte dell’oreficeria, lavorò a Parigi, Bologna, Venezia e Firenze. Nel 1881 tentò di essere ammesso all’Accademia delle belle arti di Napoli e, anche se non vi riuscì, rimase a lavorare nella città partenopea entrando in contatto con il grande scultore Vincenzo Gemito, dal quale mutuò il realismo nella resa dei volti scolpiti.
Vi sono alcuni bellissime illustrazioni di Golfarelli della Divina Commedia, appartenenti alla Fondazione Carlo Piancastelli presso la Biblioteca Aurelio Saffì di Forlì. Tullo Golfarelli, infatti, come Vincenzo Gemito fu un notevole disegnatore oltre che un grande scultore.
Nel dipinto proveniente dalla bottega del Vasari, realizzato intorno alla metà del XVI secolo, Dante e Petrarca campeggiano in primo piano, rispetto agli altri quattro poeti toscani. Il dipinto, in ottimo stato di conservazione, misura 116 cm di altezza e 158 cm di larghezza, e si rifà al celeberrimo “Sei poeti toscani illustri” di Giorgio Vasari del 1544, conservato presso il Minneapolis Institute of Arts.
A differenza di quello del Vasari, il quadro di bottega riporta i nomi di ciascuno dei sei poeti, incisi in un cartiglio sopra il capo. Il libro che Dante reca in mano è “La vita Nova” che, nel dipinto del Vasari mostra a Guido Cavalcanti, mentre nel dipinto di bottega vicino a Dante compare Boccaccio. Committente dell’opera del Vasari fu Luca Martini, nipote del celebre umanista Poggio Bracciolini, grande estimatore di Dante. Il dipinto ebbe subito grande eco, per questo la bottega del Vasari ne produsse alcune copie.
La fotografia sopra riportata, proprietà della Galleria Baroni, è dei primi del Novecento e rimanda agli anni in cui fu girato il kolossal muto “La mirabile visione”, film del 1921 che raccontava la vita di un simbolo nazionale: Dante Aligheri. Non a caso, nel 1926 diventò con il fascismo uno strumento di propaganda “nazionale e spirituale”. Il film è diviso in due parti: una “Vita Dantis”, con i principali episodi dell’esistenza del poeta, anche quelli della sua vita politica, e una seconda parte intitolata “Visioni di vita e di poesia” in cui sono rappresentati episodi tratti da la “Vita Nova” e dalla “Divina Commedia”. Purtroppo l’autore della fotografia è ignoto. Si vede Dante che raggiunge Beatrice in Paradiso. Lei campeggia in piedi su di una nuvola, mentre Dante è in una posizione più bassa poichè poggia su di un’altra nuvola.
Il busto di Golfarelli e il dipinto andranno ad inserirsi fra le 300 opere in mostra a Forlì, in un percorso che si svolge dal Duecento al Novecento. Sono numerosissimi, infatti, gli artisti che, nei secoli, hanno preso ispirazione dal personaggio di Dante o dalla sua opera letteraria. Tra questi Giotto, Beato Angelico, Filippino Lippi, Michelangelo, Tintoretto, fino ad arrivare a Dante Gabriel Rossetti, Ingres, Von Stuck, Sartorio, Boccioni, Casorati. Poterli ammirare in una sola mostra è un’occasione imperdibile, propiziata dal Settecentesimo anniversario della morte del sommo poeta, scomparso nella notte fra il 13 e il 14 settembre del 1321.