Sezione dedicata alle mostre che espongono o hanno esposto oggetti artistici e di antiquariato reperiti dal Professor Sergio Baroni.
Elemosinieri e confraternite
DOVE E QUANDO
1 febbraio 2104 – 30 marzo 2014, sede centrale Banca di Credito Cooperativo della Romagna Occidentale, Castel Bolognese (Ravenna);
23 aprile 2013 – 27 maggio 2013, Museo Oratorio S. Onofrio, Lugo di Romagna (Ravenna). Collezione Sergio Baroni;
24 agosto 2011 – 13 settembre 2011, Cassa di Risparmio, Lucca
Per amanti storia, arte, antiquariato, collezionismo. Una raccolta di oltre 60 elemosinieri, messa in mostra per ben tre volte, a testimoniare una fervida vita associativa che caratterizza la società italiana dall’XI secolo in poi. L’esposizione offre una delle poche documentazioni esistenti sulla vita di queste associazioni laiche nate con fini di pietà, di culto e di beneficenza. Si tratta di oggetti d’uso, oggi rarissimi, che i confratelli e le consorelle utilizzavano per raccogliere donazioni a favore delle opere di carità: contenitori di varie forme – da scatole o sacchetti fino a vere e proprie statuine – in legno, metallo, stoffa, che presentano sobrie e originali decorazioni. Oltre che dal punto di vista artistico e storico, tali oggetti sono interessanti oggi come simbolo di quello spirito che alimenta e “tiene” una comunità e, più in generale, una società: la solidarietà verso i più deboli. Ai compiti di guida nell’ambito educativo e d‘insegnamento delle elementari conoscenze di lettura e scrittura, si affiancavano infatti azioni assistenziali, caritative, funerarie, di suffragio, dando vita alla prima rete di assistenza sul territorio. Di origine antica, le confraternite si consolidarono in concomitanza del nuovo impulso vissuto dai centri urbani italiani dopo l’anno Mille. Un’epoca in cui le città si trasformarono in piccoli Stati dotati di autogoverno, sostituendosi al sistema feudale, con il passaggio da un’economia agricola a una mercantile. Di natura “secolare”, seguivano ed esercitavano le virtù cristiane, affiancandosi ai vari ordini religiosi regolari – cavallereschi, monastici e conventuali – ma che non prevedevano i voti perpetui di obbedienza, carità, castità. Reputate spesso pericolose per l’ortodossia, esse assunsero una funzione di sprono al cambiamento morale della Chiesa, inserendosi in quel continuo antagonismo fra il potere della Chiesa romana e dell’Impero. Altro impulso che da esse derivò fu quello per l’arte italiana, rappresentato dalle numerose commissioni per arredare e abbellire gli spazi deputati a raduni e assemblee. Accanto agli elemosinieri, alcuni esemplari di urne da votazione, strumenti di una delle prime forme di democrazia partecipativa: l’assemblea per deliberare azioni e nominare i membri di governo e amministrativi.
Targhe devozionali
DOVE E QUANDO
22 agosto – 15 settembre 2012, Cassa di Risparmio, Lucca. Collezione Sergio Baroni
Per chi apprezza l’arte su ceramica, il collezionismo e l’antiquariato di nicchia, a Lucca si è tenuta una mostra dedicata alle targhe dev. Con il genere “targa devozionale” si cerca di classificare questi oggetti a carattere religioso che riportano a un mondo inizialmente agreste e che in seguito si afferma anche in area urbana. Le tipologie di queste ceramiche si possono essenzialmente raggruppare in quattro insiemi: la terracotta, la terracotta dipinta con colori a freddo, la terracotta maiolicata a policromia, la terracotta ingobbiata con colori sotto vetrina. Questi insiemi possono a loro volta essere compresi in due tipologie principali: quello delle targhe con plastificazione a rilievo policrono e quello in cui la raffigurazione è dipinta su superficie piana.
Si usa il nome targa, ma a volte si adotta placca, piastra, lastra, mattonella e disco, in caso di forma rotonda. L’aggettivo “devozionale” rientra invece nell’aspetto religioso della liturgia ufficiale, ma con una connotazione specifica essenzialmente privata e popolare. I santi raffigurati sono quasi esclusivamente popolari: santi-artigiani, santi-contadini e legati ai più svariati mestieri. Erano inoltre santi di umili origini, la cui vita fungeva da esempio, soprattutto per le classi umili.
In questo universo religioso il posto privilegiato lo occupa la Vergine. Molte le ragioni di questa grande devozione, anche di origine ancestrale. L’uomo, con la sua arcaica conoscenza e coscienza rurale, identifica la Vergine, per la sua singolare maternità, con la fecondità della terra. Da qui le invocazioni che le vengono rivotle di auspicio, protezione, aiuto che portano a nomi come Madonna del Granaio, dell’Ulivo, del Fiume, della Neve, della Pioggia, del FAggio, dell’Acero, del Fuoco ecc. In questo è affiancata da santi specifici, terapeuti, soccorritori dei bisogni dei contadini, degli artigiani, dei pastori, degli animali: Sant’Antonio da Padova oer la protezione delle messi; San Vincenzo Ferrei per la protezione dei campi ecc.
Le targhe devozionali nascono per essere esposte all’aperto in tabernacoli, nicchie, pilastrini, inserite nel muro di una via, a volte anche in più esemplari. Molte targhe sono presenti anche in spazi interni, privati, ma questa collocazione diventa culto privato e non più pubblico. Certamente, il mondo complesso delle targhe devozionali non può ridursi a quell’aspetto di grande fervore religioso e di pietà che mette in evidenza il mondo degli uomini del passato, idealizzandolo come un tempo buono e rousseauiano. A mio parere è un mito troppo divulgato, perché anche quel tempo era segnato dalla violenza e dalla malvagità degli uomini. Le targhe devozionali restano un grande patrimonio e documento di studio, di riflessione storica, sociologica, antropologica dell’animo umano e in quanto tali vanno apprezzate.
Sergio Baroni
I monetieri veneziani dal XVI al XVII secolo: i preziosi scrigni del gentiluomo
DOVE E QUANDO
agosto – settembre 2009, Cassa di Risparmio di Lucca, Pisa, Livorno, Palazzo Gigli, Lucca. Collezione Sergio Baroni
Mostra presentata in occasione della manifestazione “Antiquariato & Musica”, ha esposto i preziosi scrigni della collezione Baroni: 11 monetieri datati dal 1550 al 1600. I monetieri sono piccoli forzieri che venivano utilizzati per custodire sigilli, documenti e oggetti preziosi dell’uomo di potere dedito al commercio e agli affari. In pratica piccoli caveaux a uso personale, che seguivano il gentiluomo nei suoi spostamenti. La preziosità dei materiali utilizzati, come i marmi policromi, le dorature e le lumeggiature, gli intarsi in madreperla, gli stessi legni preziosi della struttura che richiama l’architettura dei palazzi coevi, ne fanno oggetti di grande armonia stilistica, inoltre rarissimi.